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Sarfatti ascolta la Brianza
Giorgio Casera


Ieri 2 marzo Riccardo Sarfatti, candidato dell'Unione alla presidenza della Lombardia, ha visitato Monza, nell'ambito del suo viaggio itinerante di “ascolto” nelle province lombarde. Come prerequisito alla stesura del programma elettorale, Sarfatti aveva infatti assegnato un ruolo importante alla rilevazione dei problemi e delle necessità fatta sul territorio, a contatto con i protagonisti dell'amministrazione locale, del mondo del lavoro, dell'impegno sociale.
La visita a Monza, capoluogo della futura “provincia nuova”, come si tende a puntualizzare, è una delle ultime dell'itinerario e precede di qualche giorno la pubblicazione del programma.
Cardine della visita è stato l'incontro con gli amministratori del centrosinistra della Brianza, in una cornice, quella del Teatrino della Villa Reale, le cui suggestioni non hanno impedito l'impietoso elenco delle doglianze sulle relazioni Regione Lombardia – Amministrazioni locali della Brianza.
Ha cominciato il sindaco di Monza, Faglia, premettendo che tra Regione ed enti locali dovrebbe sempre valere il principio della sussidiarietà, non si vuole una Regione centralizzatrice al posto di uno Stato centralizzatore. Nel recente passato i temi in discussione con la Regione sono stati soprattutto due: la costituzione della nuova provincia e la nuova legge regionale sulla gestione del territorio. Per la prima Faglia ha osservato che durante il lavoro preparatorio sono emerse precise aspettative dei cittadini (come emerso da un sondaggio di Mennheimer) su mobilità, sanità e lavoro, temi di rilevanza regionale, ma sugli stessi temi ha altresì rilevato una certa “distanza” tra Regione e le espresse esigenze. Da qui alcune specifiche segnalazioni a Sarfatti: sviluppo di linee metropolitane “trasversali”, sulla direttrice est-ovest e comunque più in generale nuove comunicazioni concordate con i territori interessati e rispettose degli ultimi spazi ecologici ancora presenti. Per la seconda Faglia ha ricordato come abbia “sabotato” l'approvazione del nuovo Piano Regolatore Generale approntato dall'amministrazione e ormai giunto in dirittura d'arrivo.
Infine, sempre a beneficio di Sarfatti, altre indicazioni sui progetti e strategie della giunta. La prima riguarda la possibilità della trasformazione dell'area del vecchio ospedale in polo universitario; poi la nuova situazione verificatasi per il parco e la Villa Reale in seguito al passaggio della proprietà del Comune di Milano (il 50%) alla Regione e la relativa dialettica sulle prospettive; infine Faglia ribadisce la strategicità del trasporto “in ferro”: Monza è ben inserita nella rete ma patisce, insieme ai comuni limitrofi, uno scadimento del servizio (ritardi, carrozze inadeguate), inspiegabile a fronte dell'aumento dell'utenza.
Hanno a questo punto preso la parola i rappresentanti dell'hinterland monzese per integrare le affermazioni di Faglia, reclamando una riqualificazione del servizio delle Ferrovie Nord, controllate dalla Regione (sindaco di Varedo), richiedendo attenzione (sindaco di Brugherio) sul rafforzamento del tessuto economico del territorio anche attraverso strumenti strategici come formazione e incentivi all'innovazione, ancora sui collegamenti (l'ideale sarebbe una RER del tipo parigino), e sulla salvaguardia della specifica cultura della Brianza: sarebbe la sede ideale per un Museo dell'Economia e del Lavoro. Infine l'assessore ai servizi Sociali del Comune di Villasanta ha ricordato quanto i Comuni sono soli di fronte ai fenomeni del disagio sociale, essendo i relativi problemi non “di competenza” della Sanità regionale.
Si chiude la fase di “ascolto” con una serie di interventi di assessori e consiglieri comunali di Monza, per ulteriori puntualizzazioni. Si va dalla “crisi del concetto di sicurezza sociale” basato su lavoro, casa e sanità, “garantiti” tradizionalmente in un'area come la Brianza (Ascrizzi), allo scadimento dell'assistenza al malato nel servizio sanitario (M. G. Grassi): si investe molto in tecnologia e poco nello sviluppo del personale, come formazione e come nuova occupazione;
dal ruolo della Regione nell'istruzione, che potrebbe in parte supplire a 15 anni di riforme incompiute a livello nazionale (Pilotto), alla denuncia del clientelismo imperante nell'assegnazione dei fondi ai progetti di formazione; dai rischi che corre la democrazia nei posti di lavoro quando, chiuse la grandi aziende caratterizzate dalla presenza di un forte sindacato, si è passati ad una flessibilità senza garanzie per i lavoratori (Pioltelli), all'assenza della Regione di fronte ai problemi di bilancio dei Comuni (Scanagatti) quando sarebbe stato opportuno un coordinamento delle iniziative a rete dei comuni stessi per risolvere specifici problemi.
Suggestivi, infine, alcuni scenari di Alfredo Viganò (“a Madrid in 10 anni si sono costruite 11 linee metropolitane”, “si passa più tempo in macchina che a leggere libri”) per ribadire che la mobilità è Il problema, è che la Regione non ha fatto NULLA in merito. E subito dopo viene quello della casa, una vera vergogna per una delle regioni più ricche d'Europa.
Nella sua replica, a conclusione della mattinata, Sarfatti ha ringraziato i suoi interlocutori ed ha fatto una prima sintesi del viaggio attraverso la Lombardia. Ha potuto constatare quanta varietà di storia, cultura, imprese, professioni, qualità del lavoro esista nella regione: una situazione attuale di benessere diffuso e un enorme potenziale per lo sviluppo. Ha constatato però anche un rischio di declino da alcuni indicatori: PIL lombardo –0.6%, meno esportazioni, disagio sociale crescente, problema della 4.a settimana (molti salari e pensioni non ci arrivano).
Negli incontri precedenti sono emersi problemi non dissimili da quelli definiti a Monza, e non risolti per la non lungimiranza di chi ha governato la Regione in questi anni (Regione lontana, non aiuta le unità locali, qualche volta ostile). Così come per i problemi, percepisce anche una condivisione del desiderio di cambiamento: non piace (o non piace più) la logica dell'uomo solo al comando.
Passando ai principali temi trattati nella mattinata, ha voluto dare qualche anticipazione ai lineamenti del suo programma. La ripresa dello sviluppo passa dalla soluzione dei problemi infrastrutturali: questi possono essere risolti con lo strumento del project financing (le banche hanno le risorse e sono disponibili). La Regione può attivare il circuito virtuoso ricerca – finanza – impresa. Per la sanità bisogna sottoporre a revisione il rapporto pubblico – privato (quest'ultimo privilegiato fino ad ora anche per motivi ideologici), fonte di distorsione. La flessibilità richiede nuovi diritti nel mondo del lavoro, un nuovo welfare. Accenna anche alle possibilità del turismo in Lombardia come elemento di rilancio economico.
In definitiva il suo auspicio è operare per lo sviluppo, ma all'interno di un progetto di società fondata sulla coesione sociale e sulla solidarietà, contrariamente al modello che altri tentano di venderci in questi ultimi anni.

Giorgio Casera


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  3 marzo 2005